La Strategia Nazionale per la Biodiversità 2030 (SNB) è il principale strumento italiano per attuare la strategia europea EU Biodiversity 2030, parte integrante del Green Deal.
Il suo obiettivo è arrestare la perdita di biodiversità e ripristinare gli ecosistemi naturali e agricoli, riconoscendo che anche i campi coltivati — e in particolare quelli cerealicoli — sono ecosistemi produttivi che ospitano varietà genetiche, microrganismi e fauna utile.
La biodiversità agricola come pilastro del Green Deal
Nell’agenda europea, la biodiversità agricola non è solo una questione ecologica, ma anche strategica: varietà locali e popolazioni tradizionali di grano possono garantire resilienza ai cambiamenti climatici, riduzione dell’uso di fitofarmaci, e qualità nutrizionale superiore.
Per questo, la SNB 2030 si intreccia con il Piano Strategico Nazionale (PSN) della PAC, che dedica una parte specifica agli incentivi per:
- la conservazione in situ ed ex situ delle risorse genetiche vegetali;
- la creazione di banchi del germoplasma regionali;
- la diffusione di varietà tradizionali certificate per la produzione biologica e integrata.
In questo modo, la tutela della biodiversità diventa anche un’opportunità economica: gli agricoltori che mantengono in coltivazione varietà antiche o locali possono accedere a pagamenti aggiuntivi e a marchi territoriali di origine.
Dalla conservazione al rilancio: i progetti italiani sul grano
Negli ultimi anni, l’Italia è diventata un laboratorio europeo per la conservazione del germoplasma cerealicolo.
Tra le iniziative più rilevanti:
- la Rete nazionale RGV-FAO, che coordina la conservazione delle risorse genetiche vegetali di interesse agricolo e alimentare;
- la Banca del Germoplasma del CREA di Bari, che conserva oltre 4.000 accessioni di frumenti duri e teneri provenienti da tutto il bacino mediterraneo;
- i progetti Re-LiveWheat e Biodur, che promuovono la reintroduzione di antiche varietà italiane (come Senatore Cappelli o Verna) in filiere locali a basso impatto ambientale.
Questi programmi uniscono ricerca genetica, tradizione e innovazione: grazie ai pangenomi e ai marcatori molecolari, le varietà storiche vengono “rilette” in chiave moderna, individuando geni utili alla tolleranza a siccità e malattie.
Gli strumenti della Strategia Biodiversità 2030
La SNB 2030 si basa su cinque linee di azione principali:
- Tutela della diversità genetica agraria, con il rafforzamento dei registri regionali delle varietà locali;
- Reti di agricoltori custodi, che mantengono in coltivazione specie o varietà tradizionali;
- Pagamenti per servizi ecosistemici (PSE) legati alla biodiversità;
- Educazione e sensibilizzazione alimentare, per far conoscere ai cittadini il valore dei cereali locali;
- Monitoraggio e indicatori di biodiversità agricola, in collaborazione con ISPRA e CREA.
Queste misure non si limitano alla tutela passiva: incentivano la circolazione viva della biodiversità, cioè la sua presenza nei campi, nei mercati e sulle tavole.
Dalla genetica alla politica: un capitale culturale e climatico
La biodiversità cerealicola non è solo un archivio di geni, ma anche di storie, saperi e resilienze.
Nel Mediterraneo, dove il grano è nato e ha plasmato civiltà, la diversità varietale è oggi una risorsa strategica per affrontare le crisi climatiche.
La sfida per il 2030 sarà integrare pienamente la biodiversità nelle politiche agricole e alimentari, evitando che resti confinata nei progetti sperimentali.
Ogni spiga locale salvata rappresenta una forma di sovranità alimentare e culturale.
Fonti:
- Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (2024). Strategia Nazionale per la Biodiversità 2030.
- European Commission (2024). EU Biodiversity Strategy for 2030.
- CREA (2025). Gestione e valorizzazione delle risorse genetiche del frumento in Italia.
- FAO (2024). Global Plan of Action for Plant Genetic Resources for Food and Agriculture.
- RGV-FAO (2024). Database italiano delle risorse genetiche vegetali.

