L’Europa ha tracciato una rotta ambiziosa: raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Ma l’agricoltura — che oggi rappresenta circa il 10% delle emissioni totali dell’Unione Europea — riuscirà davvero ad azzerare il suo impatto?
È una sfida che coinvolge non solo le tecnologie e le politiche, ma anche la cultura del cibo, il ruolo dei consumatori e la sostenibilità economica delle aziende agricole.
Dove siamo oggi
Secondo il Joint Research Centre (2025), l’agricoltura europea emette ogni anno circa 390 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente, in gran parte dovute a:
- metano prodotto dagli allevamenti;
- ossido di diazoto dai fertilizzanti azotati;
- consumo energetico e combustibili fossili nelle macchine agricole.
Il grano e gli altri cereali contribuiscono in misura minore rispetto alla zootecnia, ma restano centrali nel processo di decarbonizzazione per il loro potenziale di sequestro del carbonio nel suolo e per la possibilità di diventare una fonte energetica rinnovabile (biogas e bioetanolo).
Le tappe della transizione
L’Unione Europea ha stabilito obiettivi chiari nel quadro del Green Deal e della strategia Farm to Fork:
- riduzione del 50% dei pesticidi e del 20% dei fertilizzanti entro il 2030;
- aumento al 25% della superficie agricola biologica;
- sviluppo di energie rinnovabili in ambito rurale;
- miglioramento del carbon farming, ovvero la gestione agricola che favorisce l’assorbimento di CO₂ nel suolo.
In parallelo, la nuova Politica Agricola Comune (PAC) 2023–2027 prevede incentivi agli ecoschemi, sostegni per agricoltori che adottano tecniche di agricoltura conservativa, rotazioni estese, coperture vegetali e riduzione della lavorazione del terreno.
Tecnologie e innovazione: la leva del cambiamento
Raggiungere la neutralità climatica richiede un’agricoltura digitale, efficiente e circolare.
Droni, sensori e modelli previsionali permettono di ottimizzare irrigazione e fertilizzazione.
Le biotecnologie di nuova generazione (NGT) e l’editing genetico possono aumentare la resilienza delle colture riducendo input e sprechi.
Nel frattempo, l’agricoltura di precisione e l’uso dell’idrogeno verde nella logistica agricola riducono drasticamente le emissioni lungo tutta la filiera.
Secondo ENEA (2025), l’integrazione tra agricoltura digitale e tecniche di carbon farming potrebbe ridurre le emissioni del settore agricolo italiano del 45% entro il 2040.
Il nodo economico e sociale
Azzerare le emissioni non può significare azzerare i redditi.
Molte aziende agricole, soprattutto piccole e medie, temono che la transizione verde comporti nuovi costi e maggiori burocrazie.
Per questo la Commissione Europea ha proposto meccanismi di carbon credit agricoli certificati, che permetteranno di valorizzare economicamente il sequestro di carbonio nei suoli e nelle pratiche agroecologiche.
In prospettiva, l’agricoltura potrebbe non essere più vista come parte del problema climatico, ma come parte della soluzione: un settore capace di fornire cibo, energia e servizi ecosistemici.
Un cambiamento di paradigma
Il traguardo “zero emissioni” non sarà solo un obiettivo tecnico, ma una rivoluzione culturale.
Richiederà nuove forme di cooperazione tra agricoltori, scienziati, imprese e cittadini.
E forse, per la prima volta, il concetto di “neutralità” avrà un volto umano: quello di chi semina e raccoglie in armonia con il clima, la terra e il tempo.
Come ha affermato il Commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski (2025):
“La neutralità climatica non è la fine dell’agricoltura: è il suo rinnovamento.”
Fonti scientifiche e istituzionali
- European Commission (2025). EU Green Deal Progress Report.
- JRC (2025). Agricultural Emissions and Mitigation Pathways.
- ENEA (2025). Carbon Farming e neutralità climatica in Italia.
- IPCC (2023). AR6 – Climate Change and Land.
- FAO (2024). Climate Neutral Food Systems: Global Perspectives.

