Green Taxonomy e agricoltura: cosa significa per le aziende cerealicole

Negli ultimi anni la sostenibilità è passata da concetto morale a criterio economico e normativo.
In Europa, questa trasformazione ha un nome preciso: Green Taxonomy.
È la “lingua comune” con cui l’Unione Europea definisce, misura e regola ciò che può essere considerato davvero sostenibile — anche in agricoltura.

Per le aziende cerealicole, significa che essere sostenibili non è più una scelta etica, ma una condizione di accesso a fondi, mercati e finanza verde.

Cos’è la Green Taxonomy europea

La EU Green Taxonomy, istituita nel 2020 e aggiornata nel 2023, è un sistema di classificazione che stabilisce quali attività economiche contribuiscono in modo sostanziale agli obiettivi ambientali europei.

Gli obiettivi principali sono sei:

  1. Mitigazione dei cambiamenti climatici
  2. Adattamento ai cambiamenti climatici
  3. Uso sostenibile delle risorse idriche e marine
  4. Transizione verso un’economia circolare
  5. Prevenzione e controllo dell’inquinamento
  6. Tutela della biodiversità e degli ecosistemi

Un’attività è “taxonomy aligned” solo se contribuisce ad almeno uno di questi obiettivi senza arrecare danno significativo (principio DNSH – Do No Significant Harm) agli altri.

Per la prima volta, la sostenibilità non è più solo una dichiarazione: è un requisito misurabile e verificabile.

Agricoltura e tassonomia: una frontiera ancora in costruzione

L’agricoltura, inizialmente esclusa dal primo pacchetto di atti delegati della tassonomia, è stata progressivamente integrata nel 2023–2025.
Oggi, i criteri tecnici sono in fase di definizione da parte della Piattaforma per la Finanza Sostenibile e riguardano settori come:

  • uso di fertilizzanti e fitofarmaci;
  • gestione del suolo e del carbonio organico;
  • efficienza idrica;
  • tutela della biodiversità e degli habitat agricoli.

Per i cereali, le pratiche considerate “sostenibili ai sensi della Taxonomy” includono:

  • agricoltura di precisione (riduzione di input e ottimizzazione delle risorse);
  • rotazioni colturali con leguminose;
  • agricoltura biologica o integrata certificata;
  • gestione conservativa del suolo e coperture vegetali permanenti;
  • riduzione delle emissioni dirette di N₂O dai fertilizzanti azotati.

Perché la Taxonomy cambia il gioco per gli agricoltori

Finora la sostenibilità è stata misurata su base volontaria o attraverso certificazioni settoriali (come ISO, GlobalG.A.P., o biologico).
Con la Green Taxonomy, invece, diventa parte integrante della rendicontazione finanziaria e delle politiche di credito.

Le banche, i fondi d’investimento e le assicurazioni dovranno dichiarare quanto dei loro portafogli è allineato alla Taxonomy.
Ciò significa che:

  • gli investimenti agricoli “taxonomy compliant” avranno accesso più facile a finanziamenti e incentivi;
  • le aziende agricole potranno valorizzare le proprie pratiche sostenibili anche sul piano economico;
  • le filiere non allineate rischiano di trovarsi escluse dai futuri strumenti di sostegno.

È, di fatto, la trasformazione della sostenibilità in un linguaggio economico obbligatorio.

Esempi nel settore cerealicolo

Alcune aziende italiane del grano duro e tenero stanno già sperimentando la rendicontazione in linea con la tassonomia, integrando dati ambientali e contabili.
Ecco alcuni esempi:

  • Consorzi di filiera che redigono Sustainability Reports per attrarre fondi europei e partnership ESG;
  • cooperative agricole che documentano riduzioni di CO₂ e consumo idrico come indicatori finanziari;
  • pastifici e molini che si qualificano per il credito “verde” grazie a forniture tracciate e tecniche di agricoltura rigenerativa.

In Emilia-Romagna e Marche, i PSR regionali finanziano progetti pilota per la rendicontazione ambientale dei sistemi cerealicoli secondo criteri Taxonomy e SDGs (Sustainable Development Goals).

Sfide e opportunità

L’applicazione della Green Taxonomy in agricoltura non è semplice.
Le principali difficoltà riguardano:

  • la mancanza di dati digitalizzati su input, rese e emissioni;
  • la complessità delle metriche ambientali, che richiedono competenze tecniche specifiche;
  • la scarsa formazione finanziaria nel settore agricolo.

Tuttavia, i vantaggi sono notevoli.
Secondo il Joint Research Centre (2024), le aziende agricole che adottano standard di rendicontazione sostenibile accedono più facilmente ai finanziamenti europei e aumentano la fiducia dei consumatori.

Per il grano, ciò si traduce in una maggiore valorizzazione del prodotto, soprattutto nelle filiere corte, biologiche e a basso impatto.

Verso una finanza agricola trasparente

La Green Taxonomy è più di una norma: è un sistema di trasparenza e coerenza.
Permette di distinguere tra chi parla di sostenibilità e chi la pratica davvero, basandosi su criteri misurabili e controllabili.

Nel lungo periodo, questa rivoluzione porterà a:

  • una finanza agricola più equa e responsabile;
  • una tracciabilità ambientale completa lungo le filiere;
  • un riconoscimento economico per le pratiche virtuose di conservazione del suolo e del clima.

Il grano, coltura simbolo dell’agricoltura mediterranea, diventa così ambasciatore della trasparenza verde:
un prodotto che racconta non solo da dove viene, ma come è stato coltivato e con quale impatto ambientale.

Fonti:

  • European Commission (2023–2024). EU Taxonomy Regulation and Delegated Acts for Sustainable Finance.
  • Joint Research Centre (2024). Sustainable Finance and Agricultural Sector Alignment with EU Taxonomy.
  • FAO (2024). Green Finance and Sustainable Agriculture Systems.
  • CREA – Politiche e Bioeconomia (2024). Applicazione dei criteri Taxonomy alle filiere cerealicole italiane.
  • EU Platform on Sustainable Finance (2024). Technical Screening Criteria for Agricultural Activities.