Ecoschemi e sostenibilità cerealicola: opportunità e criticità del PSN 2023–2027

Nel nuovo ciclo della Politica Agricola Comune (PAC) 2023–2027, le parole d’ordine sono tre: ambiente, clima, biodiversità.
Per la prima volta, gli agricoltori non vengono solo premiati per quanto producono, ma anche per come coltivano.
Il cuore di questa trasformazione sono gli ecoschemi: misure volontarie che offrono pagamenti aggiuntivi a chi adotta pratiche sostenibili certificate.

Ma cosa significano, concretamente, per il grano e per le aziende cerealicole italiane?

Cosa sono gli ecoschemi

Gli ecoschemi (o eco-schemes) sono strumenti della PAC che riconoscono un sostegno economico a chi contribuisce agli obiettivi ambientali e climatici dell’Unione Europea.
In Italia, fanno parte del Piano Strategico Nazionale (PSN) e assorbono circa il 25% dei fondi del primo pilastro PAC: una cifra rilevante, pari a oltre 900 milioni di euro l’anno.

Ogni agricoltore può scegliere di aderire a uno o più ecoschemi, ricevendo un contributo per ettaro a seconda della pratica adottata.
Per le colture cerealicole, questi strumenti rappresentano un incentivo diretto verso modelli produttivi più “green”.

Gli ecoschemi più rilevanti per il grano

Il PSN italiano prevede cinque ecoschemi principali, tre dei quali riguardano direttamente i sistemi cerealicoli:

  1. Ecoschema 1 – Benessere animale e pascoli estensivi
    → indirettamente collegato ai cereali foraggeri e alla rotazione con leguminose.
  2. Ecoschema 2 – Inerbimento delle colture arboree
    → meno applicabile al grano, ma importante per sistemi misti e rotazioni.
  3. Ecoschema 3 – Agricoltura biologica
    → il più impegnativo: premia chi coltiva in regime bio o in conversione, con contributi da 120 a 300 €/ha.
  4. Ecoschema 4 – Pratiche per la tutela del suolo e della biodiversità
    → cruciale per i cereali: include rotazioni colturali, coperture vegetali e riduzione delle lavorazioni del terreno (minimum tillage).
  5. Ecoschema 5 – Gestione integrata delle risorse idriche e fertilizzanti
    → favorisce tecniche di irrigazione a basso consumo e piani di fertilizzazione di precisione.

Grano e rotazioni: la chiave dell’Ecoschema 4

Per il grano, l’Ecoschema 4 rappresenta la vera rivoluzione.
Premia chi pratica rotazioni triennali con almeno una leguminosa o una coltura miglioratrice, abbandonando il modello del monocereale continuo che impoverisce il suolo.

Le rotazioni, unite alle coperture vegetali invernali (cover crops), permettono di:

  • ridurre l’erosione e aumentare la fertilità organica;
  • migliorare la biodiversità microbica del terreno;
  • abbassare le emissioni di CO₂ del 10–15% rispetto alla monocoltura (fonte: CREA, 2024).

In molte aree del Centro-Sud, dove il grano duro domina i paesaggi agricoli, queste pratiche offrono un percorso realistico verso la sostenibilità, ma richiedono investimenti iniziali e pianificazione tecnica accurata.

Criticità e limiti: burocrazia, complessità e frammentazione

Nonostante le buone intenzioni, gli ecoschemi incontrano diversi ostacoli:

  • Burocrazia complessa: le domande PAC richiedono documentazione tecnica e monitoraggio GIS;
  • Carenza di consulenza agronomica specializzata, specie per le aziende più piccole;
  • Rischio di disuguaglianze territoriali: chi ha meno risorse o appezzamenti piccoli rischia di restare escluso;
  • Soglie economiche limitate: in alcuni casi, i premi non coprono i costi aggiuntivi delle pratiche sostenibili.

Come sottolinea il Rapporto CREA Politiche e Bioeconomia (2024), serve un accompagnamento tecnico costante per tradurre la normativa in azione concreta sul campo.

Dai numeri alle buone pratiche

Le prime analisi (AGEA, 2024) mostrano che circa il 42% delle superfici cerealicole italiane ha aderito ad almeno un ecoschema nel primo anno di applicazione.
Le regioni più virtuose: Emilia-Romagna, Marche e Puglia, dove il supporto tecnico e le reti cooperative hanno facilitato la transizione.

Progetti pilota, come quello avviato in Basilicata dal CREA e dalle università locali, stanno testando la rotazione “grano–favino–senape” come modello di coltura a basso input con benefici sul carbonio organico e sulla resa.

Ecoschemi e futuro: dal vincolo all’opportunità

Gli ecoschemi non sono una moda burocratica: rappresentano la base di un nuovo patto tra agricoltura e società.
L’agricoltore non è più solo un produttore di alimenti, ma anche un custode del paesaggio, della biodiversità e del clima.

Se ben gestiti, questi strumenti possono:

  • rendere le aziende più resilienti ai rischi climatici;
  • migliorare l’immagine pubblica del comparto cerealicolo;
  • aprire l’accesso a nuovi mercati legati alla sostenibilità e ai crediti di carbonio.

L’obiettivo di EcoWheataly è proprio questo: raccontare, misurare e valorizzare le pratiche virtuose che rendono il grano non solo più produttivo, ma anche più “verde”.

Fonti:

  • Ministero dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare (MASAF, 2024). Piano Strategico PAC 2023–2027.
  • CREA – Politiche e Bioeconomia (2024). Gli ecoschemi nella transizione ecologica italiana.
  • AGEA (2024). Relazione sull’attuazione della PAC e adesioni agli ecoschemi.
  • European Commission (2023). Eco-Schemes Implementation in EU Member States.
  • FAO (2023). Agroecological Transition and Soil Conservation Practices.