Donne e grano: il ruolo femminile nelle filiere cerealicole

Dietro ogni spiga di grano c’è un intreccio di mani, conoscenze e scelte. E sempre più spesso, quelle mani sono femminili.
Dalla semina al laboratorio di ricerca, fino alla gestione aziendale, le donne stanno cambiando il volto delle filiere cerealicole: non solo come produttrici, ma come innovatrici e custodi della sostenibilità.

Un peso invisibile, ma determinante

Nel mondo, le donne rappresentano circa il 43% della forza lavoro agricola, secondo la FAO (2024).
In alcuni Paesi dell’Africa subsahariana e dell’Asia meridionale, superano addirittura il 60%. Eppure, il loro contributo rimane spesso invisibile o sottovalutato: solo il 15% possiede la terra che coltiva, e una su dieci ha accesso a servizi di credito o formazione agricola.

Questa disuguaglianza ha effetti diretti anche sul grano: là dove le donne partecipano pienamente alle decisioni e alle innovazioni agricole, le rese aumentano fino al 30%, e si riduce l’uso inefficiente di acqua e fertilizzanti (FAO, Gender and Food Systems Report, 2023).

Dalla produzione alla ricerca: una nuova generazione di protagoniste

In Italia, la filiera del grano — dal campo alla pasta — vede oggi una presenza femminile crescente e diversificata.
Ci sono imprenditrici agricole che sperimentano rotazioni e varietà locali in chiave biologica; ricercatrici che studiano la genetica del frumento e le emissioni dei sistemi cerealicoli; tecnologhe alimentari che innovano la qualità dei prodotti da forno; e manager che guidano cooperative e consorzi.

Queste figure non solo aumentano la diversità decisionale, ma introducono un modo diverso di guardare alla sostenibilità: più integrato, più attento ai legami tra territorio, comunità e valore sociale del cibo.

Un esempio concreto è la rete Donne in Campo di Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), che sostiene percorsi di formazione e leadership per donne agricoltrici.
A livello internazionale, il programma FAO–IFAD “Rural Women’s Empowerment” promuove progetti in cui la coltivazione dei cereali diventa strumento di emancipazione economica e sociale.

Le donne come custodi della biodiversità

In molte aree rurali del Mediterraneo e del Sud del mondo, le donne svolgono un ruolo cruciale nella conservazione delle varietà locali di grano.
Sono spesso loro a scegliere, conservare e scambiare i semi, tramandando le varietà più adattate al territorio.
Questa pratica — la cosiddetta seed sovereignty, o “sovranità del seme” — è essenziale per mantenere la biodiversità agricola, proteggendo la filiera dai rischi legati a uniformità genetica e dipendenza dalle multinazionali sementiere.

Come evidenzia il rapporto FAO “Women and Biodiversity” (2022), nei sistemi cerealicoli dove le donne partecipano alla selezione dei semi, la resilienza alle crisi climatiche è superiore del 15–20% rispetto alle aziende gestite in modo più uniforme.

Innovazione sociale: filiere più eque e inclusive

La sostenibilità del grano non è solo ambientale, ma anche sociale.
Le donne che lavorano nella filiera cerealicola — agronome, contadine, molitrici, ricercatrici — contribuiscono a un nuovo modello di economia rurale:

  • più circolare, perché valorizza gli scarti e reinveste nel territorio;
  • più equa, perché riduce il divario tra aree urbane e rurali;
  • più cooperativa, perché integra competenze e comunità.

In molte regioni italiane — dall’Umbria alla Sicilia — sono nate cooperative al femminile che producono farine, pasta e pane con varietà antiche, promuovendo filiere trasparenti e locali.
Queste realtà dimostrano che l’innovazione sociale può essere tanto efficace quanto quella tecnologica.

Il grano come strumento di empowerment

Lavorare nella filiera cerealicola non significa solo produrre cibo: significa acquisire autonomia economica, voce e rappresentanza.
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n. 5 (SDG 5), riconosce che l’uguaglianza di genere è un prerequisito per sistemi agricoli resilienti e giusti.

Investire nelle donne significa investire nella sicurezza alimentare.
Se tutte le agricoltrici avessero lo stesso accesso alle risorse degli uomini, la produzione agricola mondiale aumenterebbe del 2,5–4%, e il numero di persone che soffrono la fame diminuirebbe di oltre 100 milioni (FAO, 2023).

Uno sguardo al futuro

Il futuro del grano sarà anche una questione di genere.
Le nuove generazioni di donne agricoltrici e scienziate stanno ridefinendo la relazione tra produttività, sostenibilità e cura della terra.
EcoWheataly, con la sua attenzione alla misurazione dei dati e alla governance sostenibile, riconosce questo ruolo: perché la parità di genere non è solo giustizia sociale — è una leva di innovazione sistemica.

Il campo del futuro sarà più verde, più equo e, probabilmente, più femminile.

Fonti:

  • FAO (2024). Gender and Food Systems Report.
  • FAO (2022). Women and Biodiversity: A Global Perspective.
  • IFAD & FAO (2023). Rural Women’s Empowerment and Food Security.
  • ONU (2023). The Sustainable Development Goals Report – SDG 5: Gender Equality.
  • CIA “Donne in Campo” (2024). Leadership e innovazione nelle aziende agricole femminili.
  • CREA Politiche e Bioeconomia (2023). Ruolo delle donne nella transizione ecologica dell’agricoltura italiana.