Il grano è una pianta che sembra semplice: cresce alta, ondeggia al vento, e si accontenta di un terreno povero. Ma la verità è che dietro ogni chicco c’è una storia d’acqua. Ogni ettaro di grano “beve” tra 3.000 e 5.000 metri cubi d’acqua per ciclo colturale, a seconda del clima, del suolo e delle tecniche usate. L’acqua, quindi, è il fattore che più di ogni altro determina resa, qualità e sostenibilità.
L’impronta idrica del grano
Il concetto di water footprint — impronta idrica — è ormai centrale in agronomia. Secondo i dati del Water Footprint Network, per produrre un solo chilogrammo di grano servono in media 1.800 litri d’acqua, una cifra che varia dai 1.200 litri nei Paesi più efficienti (come la Francia) ai 2.500 in aree aride (come l’India o il Nord Africa).
Di questa quantità, circa il 70% è “acqua verde” (pioggia), il 19% “acqua blu” (irrigazione) e il resto “acqua grigia” (necessaria a diluire l’inquinamento agricolo, come nitrati e pesticidi).
La disponibilità idrica è quindi anche un indicatore di equità: nei Paesi dove l’acqua è scarsa o costosa, il grano diventa una coltura a rischio economico e sociale.
Siccità e stress idrico: il nuovo nemico
Negli ultimi decenni, le ondate di calore e la riduzione delle piogge hanno reso la coltivazione del grano molto più vulnerabile. Studi pubblicati su Nature Climate Change (Tack et al., 2015) mostrano che ogni grado in più di temperatura può ridurre le rese globali di frumento del 6% in media.
La siccità non colpisce solo le piante: altera i tempi di germinazione, anticipa la fioritura e peggiora la qualità del glutine. In alcune regioni italiane, come la Puglia o la Sicilia, le rese medie del grano duro si sono ridotte del 20–30% negli anni di stress idrico severo.
Strategie per coltivare con meno acqua
Non tutte le soluzioni passano per nuove dighe o pozzi. Molto si gioca sulla gestione intelligente dell’acqua già disponibile. Le tecniche più promettenti includono:
- Irrigazione a goccia o a pivot centrale, che consente di dosare l’acqua in base alle reali necessità della pianta, riducendo le perdite per evaporazione.
- Sistemi DSS (Decision Support Systems) basati su dati meteo e sensori di umidità del suolo: aiutano l’agricoltore a irrigare “solo quando serve”.
- Varietà tolleranti la siccità, ottenute con miglioramento genetico convenzionale o biotecnologie mirate, come il frumento HB4®, sviluppato per mantenere rese più stabili in condizioni aride (Trucco et al., 2020).
- Gestione conservativa del suolo (minimum tillage, cover crops, pacciamatura organica), che aiuta a trattenere umidità e a ridurre la temperatura superficiale del terreno.
Secondo l’International Water Management Institute (IWMI, 2022), una buona pianificazione dell’irrigazione può aumentare l’efficienza idrica del frumento del 30–40% senza compromettere la produttività.
Italia: un Paese di grano e di sete
L’Italia è tra i principali produttori di grano duro del mondo, ma anche tra i più vulnerabili agli stress idrici mediterranei. Nel Sud, il 60% delle coltivazioni dipende da risorse idriche superficiali o sotterranee, oggi sempre più limitate.
In regioni come Basilicata, Puglia e Sicilia, progetti come IRRINET (Emilia-Romagna) e WATER4AGRI (CREA e CNR) stanno sperimentando sensori di campo e irrigazione predittiva basata su dati satellitari, con risultati incoraggianti: fino a -25% di acqua e rese stabili o in aumento.
Il paradosso del commercio dell’acqua “virtuale”
Quando esportiamo grano, esportiamo anche l’acqua che è servita per produrlo. È il concetto di virtual water trade: Paesi aridi come l’Egitto o l’Algeria “importano acqua” acquistando cereali da Paesi più umidi come la Russia o la Francia.
Secondo la FAO, ogni anno vengono scambiati circa 2.000 miliardi di m³ di acqua virtuale sotto forma di cereali e prodotti agricoli. È una realtà invisibile, ma che plasma gli equilibri geopolitici del cibo.
Verso un futuro più “idrosostenibile”
La sfida del prossimo decennio non sarà solo produrre di più, ma produrre con meno acqua.
L’integrazione tra agricoltura di precisione, selezione genetica e politiche idriche intelligenti potrà ridurre i rischi, ma serve anche un cambio culturale: valorizzare il consumo locale, ridurre gli sprechi e riportare il grano — e l’acqua — al loro valore reale.
Come ricorda la FAO (2023): “Ogni goccia conta. L’agricoltura non deve solo nutrire, ma anche custodire le risorse di cui vive.”
E forse è proprio in questa consapevolezza che si gioca il futuro del nostro pane quotidiano.
Fonti:
- Water Footprint Network (2021) – Water footprint of crops and derived products
- Nature Climate Change, Tack et al. (2015) – Temperature effects on wheat yields worldwide
- FAO (2023) – The State of Food and Agriculture: Water Challenges
- IWMI (2022) – Water productivity and sustainable irrigation
- Trucco et al. (2020) – Drought tolerance in HB4 wheat: field evidence and potential for adoption, Frontiers in Plant Science
- CREA & CNR (2022) – Progetti WATER4AGRI e IRRINET: innovazione irrigua in agricoltura mediterranea

