Perché la PAC è cruciale per il grano
In Europa il grano non è solo un alimento: è una colonna dell’agricoltura, della cultura e dell’economia rurale. La Politica Agricola Comune (PAC), nata nel 1962, ha sempre avuto un ruolo decisivo per il settore cerealicolo, garantendo reddito agli agricoltori, stabilità dei mercati e sicurezza alimentare. Ma, nel tempo, i sostegni al grano sono diventati anche terreno di dibattito acceso: tra chi li vede come essenziali e chi li considera distorsivi o poco sostenibili.
Dalle quote alla liberalizzazione
Negli anni ’70 e ’80 l’UE aveva meccanismi fortissimi di sostegno: prezzi garantiti e interventi pubblici che assicuravano ai produttori di cereali una rete di sicurezza. Questo però portava a eccedenze croniche (le famose “montagne di grano” nei silos europei).
Con le riforme degli anni ’90 e 2000, la PAC ha spostato il focus: meno sussidi legati alla produzione e più pagamenti diretti disaccoppiati, legati alla superficie coltivata e al rispetto di regole ambientali (condizionalità).
Oggi: grano e ecoschemi
Nella riforma 2023–2027 la PAC lega i pagamenti a obiettivi di sostenibilità. Per i cerealicoltori questo significa:
- aderire a pratiche agroecologiche (rotazioni più diversificate, coperture vegetali, meno input chimici);
- poter accedere a ecoschemi: incentivi aggiuntivi per chi applica pratiche “green” come agricoltura biologica, riduzione fertilizzanti, tutela del suolo.
Molti coltivatori di grano, però, lamentano che gli ecoschemi siano complicati da applicare e poco remunerativi rispetto ai costi di produzione crescenti.
Le controversie: chi ci guadagna davvero?
- Disuguaglianze: gran parte dei fondi PAC va ai grandi produttori e alle aziende più estese, lasciando ai piccoli cerealicoli sostegni minimi. Secondo dati della Commissione Europea, il 20% degli agricoltori riceve circa l’80% dei fondi.
- Mercati distorti: alcuni sostengono che i sussidi rendano il grano europeo meno competitivo sul mercato mondiale e creino tensioni commerciali con i Paesi terzi.
- Sostenibilità ambientale: c’è chi critica la PAC perché, pur essendo più “verde” rispetto al passato, non sarebbe ancora sufficiente per ridurre davvero l’impatto ambientale del grano in termini di fertilizzanti, pesticidi e emissioni.
Sovranità alimentare o dipendenza dai mercati?
Un altro punto dibattuto è se la PAC serva davvero a garantire sovranità alimentare europea o se, al contrario, mantenga il sistema dipendente da dinamiche globali. L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha mostrato quanto la filiera del grano europeo sia comunque esposta a shock esterni, nonostante le politiche interne.
Il futuro: verso una PAC più equa e resiliente?
Le discussioni sul dopo-2027 parlano di:
- maggiore targetizzazione dei fondi ai piccoli agricoltori e alle aziende sostenibili;
- riduzione delle burocrazie legate agli ecoschemi;
- integrazione della PAC con strategie come il Green Deal e la Farm to Fork, che puntano a ridurre pesticidi del 50% e fertilizzanti del 20% entro il 2030.
Conclusione
Il grano, nella PAC, resta al centro di una tensione irrisolta: da un lato è simbolo di sicurezza alimentare e cultura europea, dall’altro è emblema delle sfide della transizione ecologica e della distribuzione equa dei fondi.
Capire i meccanismi della PAC non significa solo parlare di sussidi, ma immaginare che tipo di agricoltura e di pane vogliamo avere in futuro: produttivo, giusto e sostenibile.
Fonti:
- Matthews, A. (2018). The Future of Direct Payments in the CAP. EuroChoices, 17(2), 32–37.
- Pe’er, G. et al. (2020). Action needed for the EU Common Agricultural Policy to address sustainability challenges. People and Nature, 2(2), 305–316.
- European Commission (2021). The new Common Agricultural Policy: 2023–27.
- D’Amico, M. et al. (2020). The role of CAP in promoting sustainability of cereal farms. Sustainability, 12(4), 1434.

