La parola sovranità alimentare è sempre più presente nel dibattito pubblico, spesso usata come sinonimo di autosufficienza o protezionismo agricolo. Ma nella sua accezione originale e scientificamente fondata, il concetto è ben più complesso e profondo, soprattutto quando si parla di colture strategiche come il grano.
Che cos’è la sovranità alimentare?
La sovranità alimentare è stata definita nel 1996 da La Via Campesina come “il diritto dei popoli a un cibo sano e culturalmente appropriato, prodotto con metodi sostenibili, e al diritto di definire i propri sistemi alimentari e agricoli”. In ambito scientifico, la FAO e istituti di ricerca internazionali riconoscono la sovranità alimentare come un principio che supera il mero approvvigionamento: include controllo democratico, giustizia sociale, equità nei rapporti internazionali e tutela della biodiversità agroalimentare.
Nel caso del grano, cereale fondamentale per l’alimentazione mondiale (è la prima fonte calorica per la popolazione di molti Paesi), la sovranità alimentare si intreccia con questioni critiche: dipendenza dalle importazioni, concentrazione del commercio globale, vulnerabilità alle crisi geopolitiche e climatiche.
Il paradosso dei Paesi importatori di grano
Molti Paesi dell’Africa del Nord e del Medio Oriente – come Egitto, Tunisia, Algeria – dipendono pesantemente dalle importazioni di grano, in particolare da Russia e Ucraina. Questo ha reso evidente, durante la guerra del 2022, la fragilità di un sistema alimentare basato su pochi grandi esportatori e su rotte commerciali estremamente esposte.
Secondo un report dell’IPES-Food (2022), l’eccessiva dipendenza da grano importato mina la resilienza alimentare e riduce il margine di manovra politica per garantire il diritto al cibo.
Sovranità ≠ Autarchia
Affermare la sovranità alimentare nel settore del grano non significa chiudersi al commercio globale, ma riappropriarsi della capacità decisionale sulle politiche agricole, incentivare la produzione locale sostenibile, investire nella ricerca varietale, proteggere le sementi tradizionali e rafforzare il ruolo degli agricoltori.
La letteratura scientifica è chiara: non basta aumentare le rese. È necessario diversificare i sistemi colturali, investire in infrastrutture per lo stoccaggio e trasformazione locali, migliorare l’accesso equo alla terra e all’acqua.
Il ruolo della biodiversità del grano
Un aspetto centrale nella sovranità alimentare è la capacità di scegliere e custodire varietà locali. Negli ultimi decenni, la produzione mondiale di grano si è concentrata su poche cultivar selezionate per l’alta resa, spesso sensibili agli stress climatici.
I centri di ricerca internazionali (come CIMMYT e ICARDA) lavorano alla conservazione e valorizzazione di linee genetiche adattate localmente, fondamentali per rafforzare l’autonomia alimentare nei territori più esposti a siccità, salinità o erosione dei suoli.
La sovranità alimentare applicata al grano non è una chiusura verso il mondo, ma una visione integrata che unisce giustizia sociale, sostenibilità agroecologica e autodeterminazione politica. In un pianeta sempre più interconnesso ma instabile, essa rappresenta una bussola per riformare i nostri sistemi alimentari rendendoli più equi, resilienti e democratici.
Fonti:
- IPES-Food (2022), Another Perfect Storm? How the failure to reform food systems left us vulnerable to conflict and climate shocks.
Another Perfect Storm? – IPES-Food
- HLPE (High Level Panel of Experts on Food Security and Nutrition) – FAO (2019), Agroecological and other innovative approaches for sustainable agriculture and food systems that enhance food security and nutrition.
HLPE Report #14 – Agroecological and other innovative approaches for sustainable agriculture and food systems that enhance food security and nutrition
- CIMMYT (2021), Safeguarding Wheat Genetic Diversity to Enhance Global Food Security.
Tapping into ancient genetic diversity can revolutionize wheat breeding and safeguard global food security, Studies – Afro Agri Review Journal
