Il cambiamento climatico e la produzione di grano: minacce e adattamenti

Il grano è alla base dell’alimentazione globale: oltre il 35% della popolazione mondiale dipende da questo cereale per il proprio apporto calorico quotidiano. Tuttavia, il cambiamento climatico sta mettendo sotto pressione questa coltura fondamentale, con effetti sempre più evidenti nei principali bacini produttivi del pianeta.

Uno degli impatti più significativi è rappresentato dalla crescente frequenza di siccità prolungate. Aree granaie come il Midwest statunitense, l’Australia meridionale, il bacino del Mediterraneo e l’Asia centrale stanno affrontando stagioni sempre più asciutte, con pesanti ricadute sulle rese. Il grano tenero, in particolare, soffre maggiormente la carenza idrica, e in alcune regioni si sono registrate perdite produttive fino al 40% in annate eccezionalmente secche. Per far fronte a questa sfida, si stanno sperimentando soluzioni come l’adozione di varietà meno idro-esigenti, tecniche di irrigazione di precisione e selezione genetica orientata alla tolleranza alla siccità.

Anche le ondate di calore costituiscono una minaccia concreta, specialmente quando colpiscono in fasi critiche come la fioritura e la granigione. In India, ad esempio, alcune aree registrano già cali di resa del 10-15% a causa di picchi di temperatura primaverili. Per adattarsi, gli agricoltori stanno modificando i calendari di semina, selezionando varietà più resistenti al caldo e sperimentando strategie agronomiche per ridurre l’esposizione diretta delle colture.

Il riscaldamento globale ha poi un effetto indiretto ma altrettanto pericoloso: l’espansione di fitopatie e parassiti in aree dove prima non erano presenti. Malattie fungine come le ruggini del grano (es. Puccinia graminis), la fusariosi della spiga, e nuovi insetti dannosi come afidi e tripidi stanno diventando sempre più diffusi. I cambiamenti climatici modificano anche l’efficacia dei trattamenti fitosanitari, rendendo la difesa agronomica più complessa. In risposta, si stanno affinando tecniche di monitoraggio satellitare, l’uso di modelli previsionali e la gestione integrata delle colture.

La resilienza della produzione di grano, però, si costruisce anche attraverso pratiche agricole più sostenibili. In molte aree, si punta alla diversificazione delle varietà coltivate, a rotazioni colturali più lunghe e a reti collaborative tra agricoltori, che permettono lo scambio di dati, esperienze e soluzioni locali. Gli agricoltori stanno diventando vere e proprie sentinelle del clima, capaci di adattarsi stagione dopo stagione.

Secondo la FAO, fino al 60% delle perdite globali di grano previste entro il 2050 sarà attribuibile a siccità e calore. Uno studio pubblicato su Nature Climate Change stima che, per ogni grado Celsius in più, la resa globale del grano possa diminuire tra il 4 e il 6%.

Il cambiamento climatico non è una minaccia futura, ma una realtà presente che sta già riscrivendo la geografia cerealicola mondiale. La sfida è quella di rendere il sistema agricolo più flessibile, locale e adattivo. In questo scenario, chi produce grano avrà un ruolo centrale nella transizione verso un’agricoltura più resiliente. Il futuro del cibo globale dipenderà anche da come sapremo sostenere questi cambiamenti, con scelte consapevoli e politiche mirate.

Fonti:
Home | Climate change | Food and Agriculture Organization of the United Nations
Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability | Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability
Climate variation explains a third of global crop yield variability | Nature Communications
Wheat breeding strategies for increased climate resilience – CIMMYT
JRC Publications Repository – European Drought Risk Atlas